Lettera a Gentiloni: decreto legge subito per restituirci i diritti politici, sia referendari che elettorali
Signor Presidente,
ci rivolgiamo a Lei come cittadini della Repubblica cui lo Stato italiano nega l’accesso ai diritti politici fondamentali, ovvero partecipare alla vita politica del Paese sia attraverso il diritto di elettorato attivo e passivo che mediante l’esercizio dei diritti referendari e di iniziativa popolare di cui agli articoli 71 e 75 della Costituzione.
Come forse saprà, dallo scorso 13 maggio, ogni sabato, insieme ad altri cittadini siamo letteralmente rimasti in piedi (duran adam in lingua turca, dove è nata questa pratica) davanti al Quirinale ed al Parlamento, aspettando che venissero rimossi gli ostacoli al diritto di promuovere referendum a livello nazionale.
Un diritto oramai monopolio di grandi partiti e sindacati, visto che ai cittadini è di fatto impedito anche solo raccogliere le firme a causa delle procedure discriminatorie previste dalla legge n. 352/1970. In nessuna democrazia al mondo, infatti, si impone ai promotori – come in Italia- di raccogliere le firme in presenza di un pubblico ufficiale che le autentichi, senza però garantire la disponibilità dei pubblici ufficiali.
Accade così che, dal 2011, gli unici referendum nazionali che abbiano superato le 500 mila firme richieste siano stati quelli promossi dal Partito Democratico e dalla Cgil, essendo tra i pochi ad avere la disponibilità gratuita di un esercito di autenticatori su territorio nazionale.
Eppure, basterebbe sostituire l’autenticazione delle firme da parte di un pubblico ufficiale con l’indicazione da parte del Comitato promotore di cittadini delegati che attesteranno la veridicità delle sottoscrizioni raccolte; così come introdurre la possibilità di firmare in via telematica.
Purtroppo, non siamo davanti ad una disattenzione delle istituzioni, ma ad una strategica e strutturale avversità all’accesso degli italiani al pieno esercizio dei loro diritti politici.
Lo scorso luglio, anche l’Unione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per gli ostacoli che pone all’esercizio del diritto di iniziativa dei cittadini europei, in particolare nella possibilità di firmare online.
Da ultimo, la nuova legge elettorale pone delle barriere all’accesso talmente discriminatorie da negare alla radice i diritti di elettorato garantiti dagli articoli 48, 56 e 58 della Costituzione.
Per potersi presentare alle elezioni, infatti, una lista di candidati dovrà raccogliere in poco meno di un mese 750 firme per ciascun collegio, autenticate da un pubblico ufficiale. Lo dovrà fare, considerato che i collegi devono ancora essere definiti dal Suo Governo, in pieno inverno e senza alcuna garanzia di reperire gli autenticatori. Peraltro, in una situazione di palese svantaggio nei confronti dei partiti presenti in Parlamento, esonerati dalla raccolta firme. Questi ultimi potranno comporre le liste dei candidati fino all’ultimo giorno utile e senza dover versare un euro; tutti gli altri, dovranno completare le candidature prima di iniziare la raccolta e spendendo oltre 100 mila euro per pagare gli autenticatori, sempre che ve ne siano disponibili a sufficienza.
Una missione impossibile, per cui in Italia, ad esempio, un soggetto politico nuovo come quello del Presidente Macron non si sarebbe potuto nemmeno presentare alle elezioni, considerato che la gran parte dei pubblici ufficiali autorizzati dalla legge ad autenticare le firme sono consiglieri ed assessori comunali di partiti concorrenti.
Il caso in realtà è così concreto che, partecipando da iscritti all’ultimo Congresso di Radicali italiani, il dibattito circa la possibilità di promuovere una lista federalista europea alle prossime elezioni politiche è stato condizionato dalla presenza di queste barriere all’accesso.
Circostanza di cui sono consapevoli i partiti che hanno approvato la legge, al punto che il Segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, nel tentare di concludere degli apparentamenti elettorali offre in cambio l’impegno a raccogliere le firme per le liste che entreranno nella sua coalizione.
Siamo davanti ad una palese compressione dei nostri diritti politici, considerato che sia il diritto di promuovere i referendum che di presentarsi alle elezioni passa oramai dal “permesso” dei grandi partiti presenti in Parlamento.
Signor Presidente, ponendo la fiducia su questa legge, Lei si è assunto la responsabilità di consentire la partecipazione alle elezioni solo della “casta” parlamentare, impedendo agli altri cittadini di candidarsi democraticamente.
Oggi Lei ha il dovere costituzionale di intervenire per rimuovere gli ostacoli posti dalla legge all’esercizio dei nostri diritti politici, sia referendari che elettorali, per lo meno con riferimento all’onere di autenticare le firme alla presenza di un pubblico ufficiale.
Per questo siamo a chiederLe di intervenire con urgenza attraverso un decreto legge: nulla osta all’utilizzo di questo strumento legislativo poiche, sebbene si tratti di materia elettorale, l’obiettivo è superare la violazione dei principi democratici e di Stato di diritto riconosciuti dalla Costituzione e dai Trattati dell’Unione europea. Intervento analogo, proprio su nostra richiesta, fu adottato in occasione delle elezioni politiche del 2013 con il decreto legge 223/2012 .
Per queste ragioni, signor Presidente, aspetteremo un Suo riscontro praticando il Duran Adam, determinati a non accettare la violazione dei nostri diritti politici proprio da parte delle istituzioni che dovrebbero garantirli.
Roma, 18 novembre 2017
Mario Staderini
Marco Gentili
Paolo Breccia