Al manifesto di Calenda preferisco le lotte di Cappato
Alle elezioni europee la prima scelta, non affatto scontata, riguarderà il se andare a votare.
Considerati i trend storici e il 28% di astensionismo alle ultime elezioni politiche , gli elettori che rimarranno a casa potrebbero superare il 45% degli aventi diritto.
Si tratta di quasi 23 milioni di cittadini: un’enormità per alcuni, un dato fisiologico per altri. In ogni caso, un potenziale enorme per chi volesse arricchire l’offerta politica e recuperare parte dell’astensionismo.
Ad oggi, però, l’unica novità che avranno gli elettori sarà la possibilità di consacrare il successo della Lega di Salvini e la sua straripante egemonia nel fu centro-destra, con M5S impegnato ad arginare la perdita di consensi.
Il Fronte Repubblicano, ovvero la lista proposta da Calenda, non modifica la fotografia attuale.
Per la sua composizione, infatti, somma gli sconfitti dello scorso 4 marzo e presenta le stesse caratteristiche di partito di classe che le analisi del voto hanno già riconosciuto nel PD e in Più Europa.
Come ha notato Enrico Letta, favorirebbe i famigerati populisti perché legittima e agevola il loro schema di gioco. Raffigurandoli come un blocco unico, mentre sono differenti sia a livello nazionale che internazionale, sebbene uniti dalla contrapposizione al cosiddetto establishment. E presentandosi a suo volta come un fronte unico dei competenti a difesa dei barbari, proprio come lo schema “popolo vs elitè” vorrebbe.
Anche il manifesto di Calenda, piuttosto che riconoscere i fallimenti della democrazia liberale e intervenire per correggerli, si erge a difesa della democrazia reale contro i barbari populisti, illudendosi che abbiano vinto a causa del welfare inefficace e dell’analfabetismo funzionale.
Se la democrazia liberale si è via via dimenticata del proprio fondamento ideale, la sovranità popolare, violando il principio di uguaglianza, non basterà agitare la minaccia dei nazionalismi e degli autoritarismi per esorcizzare la sfiducia accumulata tra i cittadini.
Negli Stati Uniti lo hanno capito: il primo disegno di legge approvato dal Congresso a guida democratica è stato un ambizioso pacchetto di riforme per correggere i principali difetti della democrazia americana.
Forse, l’unica possibilità perché alle elezioni europee si realizzi un fatto nuovo che allarghi l’offerta politica complessiva e recuperi pezzi del partito del non voto, è che Marco Cappato riesca ad essere eletto Segretario di Più Europa.
Perché farebbe di Più Europa il motore di un progetto più ampio ed ecologista, anziché farlo confluire o soffocare dal Fronte europeista ufficiale.
Perché della storia radicale, Cappato ha mantenuto l’analisi della crisi della democrazia, l’urgenza delle soluzioni e la capacità di tradurle in lotte popolari.
Caratteristiche che gli permettono di rivolgersi ed essere ascoltato da un’opinione pubblica trasversale.
Sarebbe davvero un peccato se Emma Bonino, anziché cogliere questa opportunità ed arricchirla, scegliesse di chiudersi nella soluzione Della Vedova-Tabacci- Ferrandelli-(Calenda).