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Clinton ha perso, ma perché la sfida è stata tra lei e Trump?

Clinton ha perso, ma perché la sfida è stata tra lei e Trump?

Come è stato possibile che negli Stati Uniti la corsa per la Presidenza sia tra Hillary Clinton e Donald Trump? Perché il paese che produce gli Steve Jobs, gli Zuckemberg, gli Aaron Swartz e gli Snowden, si ritrova a dover scegliere tra due candidati così mediocri?

Semplice: il sistema di finanziamento della politica ha ridotto gli USA ad una oligarchia, in cui alcune centinaia di famiglie decidono quali siano i candidati che i cittadini potranno votare.

Il recente studio dell’Università di Princeton è confermato dai fatti: alle Primarie, più del 50% delle donazioni ai candidati proveniva da 400 famiglie, metà delle quali residenti a New York, Houston e Dallas. Siccome solo chi raccoglie soldi può comprarsi gli spot televisivi per far sapere che è candidato, senza soldi non esisti.  Per capire le dimensioni del gioco, basta pensare che in un anno le televisioni Usa incassano 1,4 miliardi di dollari per spot politici.

“Il sistema democratico è corrotto”, ritiene l’80% degli statunitensi, perché il denaro influenza enormemente le decisioni del Congresso. Un deputato, una volta eletto, spende fino al 70% del suo tempo per cercare finanziamenti per la sua rielezione, ovvero per incontrare soprattutto i lobbysti dell’industria della difesa, del petrolio, dei farmaci, dei trasporti, delle comunicazioni. Dal 2012, ogni volta che c’è stata un’elezione, nel 95% dei casi ha vinto il candidato che ha raccolto più denaro. Un sistema che conviene alle corporations, visto che le analisi in materia dimostrano che per ogni dollaro investito in lobby il ritorno finanziario supera i 220.

È questa la forza di Donald Trump e la debolezza di Hillary Clinton.

“Il sistema è corrotto, lo sapete, e io non credo sia possibile che dei politici corrotti possano cambiare un sistema da cui dipendono. In questi anni ho dato milioni di dollari ai politici e, vi giuro, prima di approvare una legge mi chiamavano per sapere se andasse bene. Io invece sono ricco, la campagna me la pago da solo e quindi posso cambiare il sistema”.

Al di la di immigrazione, Putin, misoginia e carnevalate varie, è questo il discorso centrale della retorica di Trump che gli ha permesso di sbaragliare gli avversari repubblicani ricoperti d’oro dai milionari del complesso militare industriale.

La Clinton, da parte sua, rappresenta il simbolo della “corruzione” del sistema democratico americano: finanziata dall’establishment e dalle corporations, al centro di un sistema di potere internazionale insieme al marito Bill, otto anni da senatrice dopo altrettanti da First Lady. E infatti è bastato contrapporgli un candidato che rifiutava le donazioni delle lobby, facendo così man bassa di quelle dei cittadini, per mandarla in affanno, nonostante fosse il vecchio socialista Bernie Sanders.

Non è un caso che proprio la Clinton, per conquistare il voto dei sostenitori del suo rivale, sia stata costretta a promettere che, in caso divenisse Presidente, introdurrebbe nel primo mese del suo mandato un emendamento alla Costituzione che modifichi il sistema di finanziamento della politica. È una prima vittoria di quel vasto movimento capeggiato dal professor Lessig e dalla senatrice Elisabeth Warren che, dopo Sanders, è riuscito a condizionare anche la Clinton, con la benedizione di Obama. Un movimento che pochi mesi fa si è reso protagonista della più grande disobbedienza civile di massa dai tempi della guerra del Vietnam, con migliaia di arrestati davanti al Campidoglio.

Senza questo impegno a cambiare il modo di finanziamento della politica– e senza l’esistenza di un movimento forte e organizzato che ne sappia pretendere il rispetto- la Clinton non avrebbe avuto chances di vincere neanche contro Trump.

I giovani americani, che rappresentano numericamente il 30% dell’elettorato, sanno benissimo che le battaglie per cui si battono hanno come principale nemico l’influenza del big money sulla politica: sulle scelte ambientali, la riduzione delle armi, l’eguaglianza dei cittadini, la libertà della Rete, non basta l’attivismo se hai contro un fiume di dollari. Le elezioni non sono credibili per loro, visto che a decidere saranno sempre i soldi delle corporations:: quando una proposta di legge per restringere uso armi è arrivata in Congresso, le donazioni ai congressmen per la sua approvazione sono arrivate a 240 mila dollari, quelle per opporsi alla legge 5,6 milioni. Lo stesso per la legge sull’educazione alimentare a scuola, 2,2 milioni di dollari a favore e 51 milioni contro; o per il gasdotto tra il Texas e l’Alberta, 175 mila dollari contro e 5 milioni a favore.

Hillary alla fine ha perso.  Ma non perchè Trump è razzista.

 

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© Mario Staderini by [zu']

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