Perchè il PD e’ contro i diritti politici dei cittadini Reviewed by Momizat on . Semplice: gli conviene. LA QUESTIONE In Italia i diritti politici dei cittadini, cioè i diritti referendari (promuovere e votare referendum) e i diritti elettor Semplice: gli conviene. LA QUESTIONE In Italia i diritti politici dei cittadini, cioè i diritti referendari (promuovere e votare referendum) e i diritti elettor Rating: 0
You Are Here: Home » Blog » Perchè il PD e’ contro i diritti politici dei cittadini

Perchè il PD e’ contro i diritti politici dei cittadini

Perchè il PD e’ contro i diritti politici dei cittadini

Semplice: gli conviene.
LA QUESTIONE
In Italia i diritti politici dei cittadini, cioè i diritti referendari (promuovere e votare referendum) e i diritti elettorali (presentarsi e votare alle elezioni) sono negati o limitati.  I cittadini non possono promuovere referendum perché è impossibile persino raccogliere le firme, visto che occorre farlo alla presenza di pubblico ufficiale che le autentichi ma pubblici ufficiali disponibili non si trovano a sufficienza, neanche a pagarli 25 euro l’ora.  I grandi partiti e sindacati, invece, possono contare su un esercito di consiglieri comunali e funzionari che per loro si mettono a disposizione gratis: non è un caso che negli ultimi anni gli unici referendum che han superato utilmente le 500 mila firme siano stati quelli promossi dal PD e dalla CGIL.
Stesso discorso sui diritti elettorali: per presentarsi alle elezioni politiche, bisogna raccogliere circa 160 mila firme in un mese, su moduli cartacei e con gli autenticatori. Impresa titanica per un partito nuovo o di media grandezza, a meno di non ricorrere alle firme false, oppure far parte della “casta” dei partiti presenti in Parlamento.
LE SOLUZIONI
Per i referendum, basterebbe introdurre la possibilità di firmare on line e delegare i promotori ad attestare la regolarità delle raccolta su moduli di carta.
Per le elezioni, riducendo il numero di firme e consentendo la firma telematica,  la partecipazione alle elezioni non sarebbe più esclusiva dei falsari e dei partiti ricchi di finanziamento pubblico.
COSA FA IL PD
Dal 2013 il Partito Democratico è la forza di maggioranza in Parlamento, suoi gli ultimi tre capi del Governo (Letta, Renzi, Gentiloni).
Sia in Parlamento che al Governo, però, il PD non ha mai voluto risolvere i problemi sui diritti referendari ed elettorali, anzi, ogni volta che qualcun altro ci provava è intervenuto bruscamente per far saltare tutto.
I Governi hanno sempre ignorato le richieste urgenti provenienti dai diversi Comitati promotori dei referendum, condotta per la quale l’Italia è sotto processo al Comitato diritti umani dell’Onu per violazione dei diritti politici.
Ma è in Parlamento che si sta realizzando il capolavoro.
Non appena era passato alla Camera un testo di modifica della legge elettorale che prevedeva, tra l’altro, firme digitali, estensione della platea degli autenticatori e riduzione a 40 mila delle firme necessarie per partecipare alle elezioni, il PD lo ha subito bocciato, presentando poi un suo testo che cancella tutte queste novità. La prova che non si tratta di ignavia ma di strategia.
PERCHÉ’ IL PD E’ CONTRO LA DEMOCRAZIA E I DIRITTI POLITICI DEI CITTADINI
Dunque, grazie alle leggi vigenti il PD:
a) può promuovere i referendum, mentre i cittadini di fatto non possono;
b) può presentarsi alle elezioni, mentre una forza nuova “alla Macron” non riuscirebbe a farlo a meno di non violare la legge sulle firme necessarie.
Perché allora, visto che è al Governo e dà le carte in Parlamento, il Partito Democratico impedisce che questi diritti siano accessibili anche agli altri cittadini italiani?
Ce lo spiega il suo segretario, Matteo Renzi, che nel dare l’ordine di bocciare anche le modifiche alla legge elettorale che avrebbero risolto gli ostacoli alla raccolta firme, ha chiarito che era un “Cespugliellum, che avrebbe favorito il ritorno in Parlamento dei partiti minori e “permesso a chiunque di candidarsi eliminando il vincolo delle firme”.
Dunque, così come i referendum sono oramai accessibili solo ai grandi partiti, secondo il segretario del PD lo stesso dovrebbe avvenire per la partecipazione alle elezioni. Ma non perché lo decidono i cittadini, bensì perché i “grandi partiti” guidati dal PD in Parlamento approvano (o non modificano) leggi capestro.
In questa idea di democrazia sembra esserci la convinzione che il riconoscimento reale a tutti i cittadini dei diritti politici sia qualcosa non tanto di secondario quanto di pericoloso, poiché toglierebbe alla propria fazione il potere che la rendita di posizione garantisce. Referendum dei cittadini su temi scomodi ai partiti e candidature non controllabili rischierebbero di far saltare gli equilibri.
L’ALLEANZA CON FORZA ITALIA E M5S SULLA LEGGE ELETTORALE
L’accordo tra Pd e Berlusconi per tagliare fuori i “partiti minori” non è cosa nuova: lo fece Veltroni nel 2008, uscendone sconfitto ma ottenendo la scomparsa  dal Parlamento delle culture laiche, socialiste ed ecologiste. Lo fa oggi Renzi con analoghe finalità, ritrovando Berlusconi sulla legge elettorale alla tedesca.
La novità è la presenza nell’accordo anche del M5S.
Al di là delle scelte sul sistema di voto, il vero banco di prova per M5S sarà la democraticità delle regole per presentarsi alle elezioni, ivi compresa la modalità e il numero delle firme da presentare. Se la legge elettorale che approveranno avrà i soliti privilegi per i vecchi partiti e ostacoli per gli altri, allora vorrà dire che non è cambiato nulla e che la strategia di fondo – in spregio alla democrazia- è la stessa dei concorrenti. In caso contrario, ci sarà da plaudire al fatto nuovo come un’inversione di tendenza. Per capirci, visto che M5S è decisivo per l’approvazione della legge elettorale, mi aspetto che pretenda norme democratiche per la presentazione alle elezioni insieme a firme digitali e autentiche più semplici, a costo di fa saltare il tavolo col Pd e FI se si opporranno.

NON FIDARSI È MEGLIO

L’esperienza insegna che quando i partiti si accordano su legge elettorale a pochi mesi dal voto, stanno pensando ai loro interessi di bottega. Difficile quindi che da soli inseriscano quelle norme che restituirebbe  la pienezza dei diritti politici ai cittadini. Dunque, occorre attivarsi. Per i diritti referendari, da tre settimane va avanti un Duran Adam davanti al Quirinale, per chiedere un intervento del Presidente Mattarella, ed altri stanno nascendo in diverse città, come a Milano. In Parlamento, sotto la pressione di Radicali italiani, sono stati presentati gli emendamenti alla legge elettorale su firma digitale e autentiche. Vedremo cosa accadrà. In ogni caso, è pronta una proposta di legge di iniziativa popolare che riforma tutta la disciplina referendaria e su cui presto ci si potrà mobilitare per avere più  democrazia. La spinta, ancora una volta, credo proprio dovrà venire dai cittadini.

Leave a Comment

© Mario Staderini by [zu']

Scroll to top