Il finanziamento della politica e i Radicali, Anno 2016
Nel gioco democratico le pari opportunità si vedono anche dalla possibilità (e dalla capacità) di raccogliere fondi da parte dei partiti e dei movimenti politici.
Come noto, il modello di finanziamento della politica che prediligo si può racchiudere in tre regole: 1) non un euro pubblico agli apparati di partito; 2) si alle donazioni private con un massimale basso (ad es 5.000 euro), consentite solo alle persone fisiche e non anche alle persone giuridiche (a votare ci vanno le teste, non i consigli di amministrazione); 3) servizi a carico dello Stato per l’effettivo esercizio da parte dei cittadini dei loro diritti politici, non solo elettorali.
Un modello stile “Usa” ma corretto proprio dal limite di donazione, dai voucher e dal divieto per le corporations, nel senso cioè per cui da anni lotta un vasto movimento guidato da Lawrence Lessig e che proprio in questi giorni sta dando vita alla più vasta disobbedienza civile di questa generazione. Al termine di una lunga marcia per gli States, il movimento “Democracy Spring” è arrivato a Wasghinton e dall’11 al 18 aprile manifesterà davanti al Campidoglio dove 3.500 cittadini, comprese celebrità e opinion leader, si faranno arrestare 500 al giorno fin quando il Congresso non porrà fine alla corruzione del Governo determinata dall’attuale sistema di finanziamento dei candidati.
Mentre nel sistema Usa le donazioni sono legate al momento elettorale, e quindi ai candidati, il modello italiano continua ad avere al centro i partiti, ai cui apparati i finanziamenti sono destinati.
In Italia la legge n 13 del 2014 ha riformato il sistema dei finanziamenti della politica, introducendo un modello principalmente basato su tre tipi di benefici: 1) la destinazione alle strutture dei partiti del 2 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche; 2) le donazioni liberali ai partiti detraibili al 26%, sia da persone fisiche che da persone giuridiche; 3) le microdonazioni tramite sms.
Condizione minima per accedere a questi benefici finanziari è l’iscrizione al Registro dei partiti. Per esserlo,
è necessario avere uno statuto che rispetti i requisiti di democrazia e trasparenza, ivi inclusi i criteri per la selezione dei candidati per partecipare alle elezioni. Per essere iscritti al registro, dunque, non serve avere alcuna rappresentanza parlamentare.
Per godere del beneficio delle microdonazioni via sms, cioè l’attribuzione per sempre di una numerazione dove i cittadini potranno versare tramite la loro bolletta telefonica, è sufficiente essere iscritti al registro dei partiti. Le donazioni saranno di 2 euro per ciascun sms inviato da telefono mobile e fino a 10 euro per quelli da telefono fisso. Senza limite di invii, con l’obbligo di renderlo pubblico qualora si superino i 5.000 euro.
Per essere ammessi ai benefici delle donazioni private detraibili al 26% e per il 2*1000 serve invece una rappresentanza in Parlamento (con proprio simbolo, come gruppo parlamentare collegato, come componente del gruppo misto, come partito che ha partecipato a elezioni con una lista aggregata che ha fatto un eletto, a condizione che già fosse iscritto al registro). In realtà, il decreto Letta non prevedeva il requisito della rappresentanza parlamentare per le donazioni, bensì bastava aver partecipato, anche parzialmente, a elezioni nazionali europee o regionali pur non avendo fatto eletti. È stato introdotto dalla legge di conversione che ha così stravolto (e costituzionalmente reso ancor più debole) il senso complessivo della legge. Un blitz con il chiaro intento di tagliare fuori dai benefici tutti i partiti non presenti in questo Parlamento.
E i Radicali, quale di questi benefici – gli unici previsti dall’ordinamento per concorrere nell’agone politico- possono fruire? Ad oggi, nessuno. In primo luogo perché nessuna delle diverse associazioni radicali è nelle condizioni di iscriversi al Registro dei partiti. Non l’associazione Lista Pannella, perché non ha uno statuto democratico. Non Radicali italiani, sebbene abbia uno statuto democratico, perché carente del criterio di selezione delle candidature per le elezioni. Non il Partito Radicale, per la sua natura transnazionale e transpartitica.
Nei Comitati di Radicali italiani di luglio e ottobre 2014, avevo prefigurato una serie di possibili azioni politiche-legali per portare la legge di fronte alla Corte Costituzionale, in modo da far rilevare la sua natura discriminatoria e conservativa dello status quo, nonché per contestarne l’impostazione generale.
Una prima ipotesi era quella di farsi respingere la richiesta di iscrizione al registro e impugnare davanti a un giudice il provvedimento ponendo eccezione di costituzionalità rispetto ai requisiti previsti dalla legge per l’iscrizione. Una strada invero debole, perché nel caso della Lista Pannella sarebbe occorso contestare l’obbligo di avere uno statuto democratico, mentre Radicali italiani dovrebbe contestare l’obbligo dei criteri per selezionare i candidati alle elezioni.
Una seconda ipotesi di azione legale per arrivare in Corte Costituzionale, è quella di mettersi nelle condizioni di iscriversi regolarmente al registro dei partiti e contestare l’impossibilità di avere accesso ai benefici economici e fiscali a causa dell’assenza di una rappresentanza parlamentare. Un’eccezione di tal fatta, avrebbe forti probabilità di essere accolta dalla Consulta: se le donazioni detraibili, prima ancora del 2*1000, le possono ricevere solo i partiti già presenti in Parlamento, si pone infatti una irragionevole limitazione per tutti gli altri, i potenziali nuovi entranti, alla possibilità di raccogliere fondi e quindi di partecipare alla vita politica e concorrere alle elezioni con pari opportunità. Non è un caso che il requisito della rappresentanza in Parlamento non fosse previsto nel testo iniziale e che abbia reso la legge contraddittoria in più parti. Per portare avanti questa azione, naturalmente, dei soggetti politici radicali dovrebbe iscriversi al registro e quindi essere in regola con i requisiti previsti per lo statuto.
La semplice iscrizione al registro dei partiti, peraltro, consentirebbe di poter ricevere le microdonazioni tramite sms (formula moderna del cartello al collo in tv col numero di telefono) e avrebbe una ulteriore, duplice valenza: a) essere gia iscritti al registro è condizione per aver accesso futuro ai benefici qualora ci si presenti all’interno di una aggregazione (ad es Rifondazione, nel 2014 non aveva accesso ai benefici pur essendo iscritta al registro, nel 2015 invece ha avuto accesso, perché alle europee ha fatto parte dell’aggregazione della Lista Tsipras); b) con l’Italicum, per partecipare alle elezioni politiche occorre depositare lo statuto di cui all’articolo 3 delle legge 13/2014 e con il nuovo ddl sull’art. 49 della Costituzione l’iscrizione al registro dei partiti diventerà requisito indispensabile.
Nell’attuale sistema, essere iscritti al registro, cioè essere un soggetto politico che prevede forme di partecipazione alle elezioni e che ha statuto democratico, è oramai condizione indispensabile sia per avere accesso alle donazioni detraibili e, in caso, il 2*1000, sia -di fatto- per presentarsi alle elezioni.
Successivamente alla scelta del Partito Radicale, nel 1989, di non concorrere alle elezioni, in Italia il movimento Radicale ha partecipato alle diverse elezioni e fruito di donazioni detraibili e rimborsi elettorali attraverso l’associazione Lista Pannella, legata da un rapporto politico dapprima con il Movimento dei club Pannella e poi in particolare con Radicali italiani e l’associazione Luca Coscioni, che insieme e con i socialisti diedero vita nel 2006 alla Rosa nel pugno.
Esaurite le ragioni che per venti anni hanno fatto dell’associazione Lista Pannella lo strumento finanziario ed elettorale dell’area, venuti meno anche i legami politici con le altre associazioni, si impone oggi una riflessione complessiva rispetto agli obiettivi e agli strumenti.
Delle due l’una: o si ritiene non più percorribile -a differenza di quanto accaduto fino alle ultime elezioni politiche- qualsiasi ipotesi elettorale, oppure occorre definire in quale forma e con quale soggetto essa possa concretizzarsi.
Allo stesso modo, qualora si ritenga possibile la prosecuzione di una azione politica attiva, non ci si può esimere dall’affrontare la questione finanziamenti nel senso democratico di avere pari opportunità. A cominciare dall’avvio di una azione politico legale che permetta di smascherare davanti alla Corte costituzionale un sistema discriminatorio e antidemocratico.