Il PD indifferente persino ai referendum su immigrazione
Quello che segue è un mio articolo pubblicato il 1 agosto su L’Unità. Ad oggi, nessuna risposta.
Caro direttore,
la ringrazio dell’occasione per rivolgermi, oltre che ai lettori dell’Unità, anche agli iscritti, ai dirigenti del Partito democratico, e al Segretario Epifani. Da ciò che accadrà nelle prossime settimane, infatti, sapremo se nella primavera 2014 gli italiani avranno la possibilità di decidere su dodici opportunità di riforma. Parlo dei dodici referendum nazionali su cui, da oltre un mese, noi Radicali siamo impegnati nella raccolta firme insieme ad altre forze politiche e sociali che, a vario titolo, li sostengono.I quesiti referendari riguardano questioni sociali che toccano milioni di persone ma che il Parlamento non affronta perché romperebbero alcuni assetti di potere: il superamento delle politiche fallimentari su immigrazione e droghe, la riforma della giustizia, il divorzio breve, il finanziamento alla politica e alle religioni. Ciascun referendum, indipendentemente dalla valutazione favorevole o meno alle soluzioni proposte, avrebbe il merito di imporre all’agenda della politica tematiche centrali per il Paese, che dall’apertura di un grande dibattito pubblico intorno ad esse ne uscirebbe comunque rafforzato. Anche solo per questo, garantire il raggiungimento entro settembre delle 500 mila firme necessarie su tutti i referendum sarebbe un valore aggiunto per chiunque. Ad oggi, però, caro Epifani, il Partito democratico non sostiene in quanto tale nessuno dei dodici referendum e ciò francamente è difficile da comprendere.Mi soffermo in particolare sui due referendum in materia di immigrazione, uno per cancellare l’odioso e inutile reato di clandestinità, l’altro per abrogare quelle norme discriminatorie della legge Bossi-Fini e del pacchetto sicurezza Maroni che ostacolano il lavoro e il soggiorno regolare dei migranti. È il cuore di quella legislazione dell’emergenza che, oltre ad impedire qualsiasi prospettiva di integrazione e coesione sociale, ha favorito il caporalato e lo sfruttamento dei cittadini stranieri “clandestini”. È in queste leggi, tutt’ora vigenti, che si è cristallizzata l’ideologia della paura e del razzismo su cui poggiano gli insulti di Calderoli e le banane di Cervia.Non bastano l’ironia e la solidarietà, occorre spazzarle via dall’ordinamento. Sappiamo entrambi che né il Governo né il Parlamento faranno nulla, dunque il referendum è l’unico strumento in campo. Ci vorrebbero un milione di firme per anticipare e battere chi si prepara ancora una volta a cavalcare la propaganda securitaria per spaventare l’elettorato, magari approfittando dell’imminente emergenza umanitaria che conseguirà alla crisi in Egitto. Un milione di firme. Per farle, però, non bastano le nostre forze o l’adesione del forum immigrazione di Livia Turco, Marco Paciotti e Khalid Chaouki. Occorre che il Partito democratico diventi davvero protagonista di questa campagna referendaria, armando i suoi iscritti e simpatizzanti con penne e moduli. Sono sicuro, caro Epifani, che la risposta del popolo democratico sarebbe sorprendente e, per certi versi, liberatoria.