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Da Lessig soluzioni, non illusioni. Scomettiamo sul New Hampshire?

Da Lessig soluzioni, non illusioni. Scomettiamo sul New Hampshire?

Oggi Il Foglio, dopo esser stato l’unico quotidiano a darne notizia in agosto, ospita un intervento critico e sbeffeggiante della candidatura di Lawrence Lessig a Presidente degli Stati Uniti, accomunato ad altri candidati come  Bernie Sanders e Donald Trump dall’essere “candidature improbabili perché legate ad un elemento squisitamente personale… un’idiosincrasia verso il sistema che li porta a rifiutare programmaticamente qualunque alleanza con l’establishment… a non poter andare  a braccetto con la Direzione del Partito Democratico…eroi solitari con sogni di purezza“.

L’autore del pezzo, purtroppo, cade nell’errore di leggere la realtà politica americana attraverso le categorie italiote, finendo così per scambiare Sanders con Fassina e Lessig con Flores D’Arcais.

Si da il caso, invece, che entrambi stiano concorrendo alle Primarie del Partito Democratico – altro che elemento personale! – il quale, è bene ricordarlo, nulla ha in comune con i partiti all’italiana: qualcuno per caso ricorda Obama in una bella riunione di direzione, modello Nazareno?  Impensabile, anche perché il Partito Democratico non ha tessere e l’unico organismo centrale, il Democratic National Committee, non determina il programma ne seleziona le candidature, ma si limita a raccogliere fondi e coordinare le campagne elettorali.

Quanto a Lessig, fa davvero sorridere immaginarlo come un don Chisciotte antisistema: parliamo di un professore di Harvard, guru della Silycon Valley, sostenuto nella sua campagna di riforma del sistema di finanziamento della politica dai fondatori di Pay-Pal e di Linkedin, con il creatore di Wikipedia, Jimmy Wales, che presiede il suo comitato elettorale…

La sua campagna, al contrario, vuole restituire democrazia al sistema e semmai liberarlo dalla corruzione istituzionalizzata. E quella che propone è persino un’alleanza con l’establishment, al punto che dopo aver approvato il Citizen Equality Act, si dimetterebbe in favore del VicePresidente , che potrebbe tranquillamente essere Hillary Clinton.

La vera illusione non è di chi vuole correggere le regole che hanno trasformato gli Stati Uniti in una oligarchia, dove poche centinaia di ultraricchi e corporations decidono chi partecipa alle elezioni. L’illusione è di chi crede che una politica, una democrazia strutturalmente corrotta possa andare avanti all’infinito senza creare danni irreversibili.

Donald Trump, e l’imbarbarimento che porta con sé, ne rappresentano il prodotto più grezzo: sostenuto dalle sue enormi ricchezze, si vanta di non essere come gli altri candidati che lui stesso ha sempre pagato affinché difendessero i suoi interessi economici.

Morale della favola? Grazie a Lessig e al movimento che lo sostiene, il dibattito mondiale sulla crisi delle democrazie farà un passo avanti, soprattutto perché offre soluzioni e le sottopone al giudizio degli elettori.

Quanto ai voti nelle urne, accetto scommesse su chi sarà la sorpresa alle primarie di gennaio in New Hampshire.

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© Mario Staderini by [zu']

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