Grillo riconosce i Radicali. Purtroppo non li capisce
Prima del giudizio, l’invettiva di Grillo contro i Radicali mi colpisce per il riconoscimento politico che presuppone. Quello cioè dei Radicali non come storia passata, con Marco Pannella o Emma Bonino, ma quale forza attuale che incide nella vita del Paese. In effetti, lo ha dimostrato l’approvazione alla Camera della legge sul testamento biologico, con il voto compatto proprio dei deputati M5S in sostegno di una battaglia nata e cresciuta in casa radicale. In questi casi, il riconoscimento politico –seppur come avversario- non è affatto scontato, tutt’altro: basti pensare che Matteo Renzi, ripetutamente incalzato, non ha mai riconosciuto ai Radicali in quanto tali la dignità di interlocutori.
Il giudizio sguaiato di Grillo poi non mi sorprende, avendo lui da sempre mostrato sui temi della vita e della morte maggiori affinità con le iperboli crepuscolari di Giuliano Ferrara. In uno scritto assai contorto e pieno di refusi, il buon Beppe prima prende le distanze dai Radicali perché si esaurirebbero in “una posizione morale” (anche un po’ da sfigati: “dove ci sono disgrazie ci sono loro”), poi, nonostante il “mistero della morte”, giustifica la scelta dei parlamentari M5S di regolamentare il fine vita come un argine al “caos alla radicale maniera”.
È vero, siamo responsabili del “caos” –come lo chiama Grillo- che forse ci porterà ad una regola di civiltà piuttosto che lasciare i più deboli vittime del far west. E continuiamo, con Marco Cappato, per legalizzare l’eutanasia.
Il caos, in realtà, è fatto del corpo dei malati che in questi anni sono diventati dirigenti radicali per arrivare al cuore della politica. Delle centinaia di militanti che si sono spesi a livello locale per ottenere i registri dei testamenti biologici. Delle firme di quei 70 mila cittadini che nel 2013 sottoscrissero la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni e da Radicali italiani insieme a una manciata di associazioni laiche.
Grillo, dunque, ci riconosce ma, come lui stesso ammette, “non ci capisce”. Un po’ come i dirigenti comunisti negli anni ’70 non capivano la priorità del Partito Radicale sui diritti civili. Non comprende, evidentemente, questo modo di lottare per i diritti di tutti, anche per i suoi, piuttosto che credere di bastare a sé. Gli sfugge la forza duratura di vittorie che con-vincono, come quella sul biotestamento che vede favorevole oramai oltre l’80% degli italiani e il 95% della base M5S.
È probabile che il suo exploit antiradicale vada letto come un riposizionamento rispetto all’elettorato cattolico dopo l’intervista ad Avvenire e la ripresa dei consensi del vecchio centrodestra. Vedremo se significherà anche un dietrofront nel voto al Senato e quindi la perdita della vena libertaria.
Davvero una buffa situazione quella dei Radicali: da Grillo arriva un attacco dopo però che i parlamentari M5S votano in accordo con le tesi radicali sul fine vita. Dalle assemblee del Partito Democratico arrivano ovazioni ad Emma Bonino per le parole sull’immigrazione, ma i loro parlamentari votano con il Decreto Minniti la negazione della civiltà giuridica per i richiedenti asilo e il Daspo urbano.
Certo è che si rafforza l’esigenza di offrire un’alternativa rispetto allo scenario da finto “voto utile” – PD vs M5S – a cui ci stanno preparando in vista delle prossime, al momento inutili, elezioni politiche.