Diritto al referendum: Italia inadempiente alla decisione del Comitato diritti umani dell'Onu. Staderini e De Lucia scrivono al Governo


martedì 8 settembre 2020

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In queste ore in cui il Parlamento approverà la legge di conversione del Decreto semplificazioni, Staderini, il professor Cesare Romano e De Lucia hanno scritto al Governo per chiedere un intervento urgente che rimuova le restrizioni irragionevoli alla raccolta firme che impediscono da anni ai cittadini di promuovere referendum.

Sono passati nove mesi, infatti, da quando l'Italia è stata condannata per aver violato i loro diritti politici (e quelli degli italiani tutti) ma nessuna delle misure richieste dal Comitato dell'Onu è stata adottata: nè una riparazione per le vittime nè le modifiche legislative necessarie.

L'Italia rimane l'unico Paese al mondo in cui  ai promotori di referendum e leggi di iniziative popolari è richiesto di raccogliere le firme in presenza di un pubblico ufficiale senza però che sia garantita la loro disponibilità. 

Una restrizione che  ha impedito negli ultimi dieci anni il raggiungimento delle 500 mila firme a chiunque non fosse un grande partito o sindacato  che hanno invece a disposizione un esercito di iscritti per autenticare le firme gratis).

Eppure soluzioni semplici e di immediata applicazione sono gia state approvate dalla Camera dei deputati nel 2018 ma vengono bloccate dai partiti in Parlamento per paure dei referendum promossi dai cittadini.

Per questo, Staderini e De Lucia hanno chiesto che in sede di conversione del decreto recante “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” vengano rimosse le restrizioni irragionevoli ancora oggi presenti nella legge 352 del 1970, superando la casta degli autenticatori e introducendo la firma telematica


ECCO IL TESTO DELLA LETTERA INVIATA



Al Presidente del Consiglio dei Ministri 

Avv. Giuseppe Conte


Al Ministro per i rapporti con il Parlamento

On Federico D’Incà


Al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio 

On. Riccardo Fraccaro


pc Al Presidente della Repubblica Italiana



URGENTE

Roma, 8 settembre 2020

Oggetto: Decisione del Comitato diritti umani dell’Onu sul caso Staderini e De Lucia v. Italy (CCPR 2656/2015 ) – Conversione decreto semplificazioni

Con lettera del 5 febbraio u.s. abbiamo portato alla Vostra attenzione le considerazioni finali (decisione) emesse il 28 Novembre 2019 dal Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sul caso Staderini e De Lucia v. Italy (CCPR 2656/2015).

In particolare, dopo aver accertato che l'Italia ha violato i diritti politici dei cittadini Staderini e De Lucia protetti dagli articoli 2 e 25 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, trattato ratificato dall’Italia, il Comitato ha chiesto alla Repubblica italiana di adottare una serie di misure entro 180 giorni per rimediare alla violazione, incluso inter alia:

  1.     
  2. fornire     a Staderini e De Lucia un rimedio efficace, riconoscendo il pieno     risarcimento alle persone i cui diritti del Patto sono stati     violati;

        
  3. evitare     il ripetersi di simili violazioni del Patto in futuro;     

        
  4. rivedere     la propria legislazione, al fine di garantire che i requisiti     legislativi non impongano restrizioni irragionevoli alla     partecipazione dei cittadini a nessuna delle modalità di     partecipazione diretta previste dalla Costituzione. In particolare,     lo     Stato deve assicurare ai promotori di iniziative referendarie la     possibilità di ottenere l'autenticazione delle firme raccolte;     di raccogliere tali firme negli spazi in cui possono raggiungere i     cittadini; nonché garantire che la popolazione sia sufficientemente     informata circa le procedure referendarie in corso e la sua     possibilità di prendervi parte.

Non avendo ricevuto sinora nessun riscontro ed essendo trascorsi oltre nove mesi dalla decisione del Comitato senza che il Governo abbia assunto alcuna iniziativa per rimuovere le restrizioni irragionevoli all’esercizio dei diritti referendari garantiti dalla Costituzione e dal Patto, torniamo a sollecitare un incontro per discutere le misure di riparazione e per aiutare la Repubblica a rispettare i suoi obblighi internazionali e ripristinare la legalità costituzionale.

Cogliamo da subito l’occasione per segnalare l’opportunità offerta dalla imminente conversione del decreto recante “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” per rimuovere le restrizioni irragionevoli ancora oggi presenti nella legge 352 del 1970. 

In particolare, con riferimento alla raccolta firme di referendum e iniziative popolari, occorre superare l’onere posto al Comitato promotore di raccogliere firme in presenza di un determinato pubblico ufficiale senza garantirne al contempo la disponibilità. Una restrizione che rappresenta un unicum nelle democrazie che prevedono referendum e che ha impedito negli ultimi dieci anni il raggiungimento delle 500 mila firme a chiunque non fosse un grande partito o sindacato (istituzioni che hanno invece a disposizione un esercito di iscritti per autenticare le firme).

Per la raccolta firme su moduli cartacei, un’ottima soluzione legislativa è già stata individuata dalla Camera dei Deputati, che il 18 ottobre 2018 ha approvato una disposizione che permette ai Comitati promotori dei referendum di delegare alla certificazione delle firme cittadini in possesso dei requisiti per ricoprire l’incarico di presidente di seggio elettorale. La norma, da tempo ferma al Senato, potrebbe essere introdotta da subito con la conversione del decreto semplificazioni. La riportiamo in calce alla presente.

Per le sottoscrizioni telematiche, già oggi potrebbe essere possibile l’utilizzo dello SPID e della firma digitale, così come l’adozione di un sistema di firma web-based analogo a quello usato dalla Commissione Europea per le iniziative dei cittadini.

Vogliamo sottolineare, infatti, come l’istituto referendario abbia caratteristiche tali da consentire un sistema di certificazione delle firme più flessibile dell’attuale senza far venir meno le garanzie di serietà della raccolta, considerate anche la specificità della procedura e dei tempi a disposizione per il controllo della regolarità delle sottoscrizioni. 

Nel caso dei referendum, infatti, l’Ufficio per il Referendum presso la Corte di Cassazione impiega anche 60 giorni per verificare le firme depositate, la cui entità peraltro rende improbabili tentativi fraudolenti. 

Considerato il discredito internazionale che la persistente inerzia sta arrecando alla Repubblica e l’urgenza di restituire ai cittadini italiani il diritto a promuovere i referendum previsti dalla Costituzione, confidiamo in un intervento urgente del Governo.

A tal fine, vogliamo ribadire come non si tratta di estendere ulteriormente la categoria di pubblici ufficiali che possono autenticare, quanto garantire che i Comitati promotori possano raccogliere firme valide senza dover dipendere dalla volontà di altri che non dei cittadini che sottoscrivono.


Mario Staderini 


Michele De Lucia 


Cc/ Prof. Cesare P.R. Romano



Dopo il comma 1 dell’art 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53 è inserito il seguente.

«1-bis. Per eseguire le autenticazioni di cui alla legge 25 maggio 1970, n. 352 sono competenti altresì i cittadini designati dai promotori dei referendum fra coloro che sono in possesso dei requisiti previsti per lo svolgimento delle funzioni di presidente di seggio elettorale di cui all’articolo 35, ottavo comma e che non incorrano nei casi di esclusione dell’art. 38 lettera f bis) del testo unico delle leggi recanti per l’elezione della camera (D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361). A tal fine almeno tre promotori comunicano alla corte d’appello competente per territorio con le modalità di cui all’art. 65 del codice dell’amministrazione digitale (dlgs 82/2005) l’elenco dei soggetti designati corredato dalle dichiarazioni sostitutive sul possesso dei requisiti di cui al primo periodo del presente comma ai sensi degli art. 46 e 47 del dpr 445 del 2000



Leggi la decisione O.N.U.