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Negli USA arrestati 700 cittadini che chiedono democrazia. Disobbedienza civile di massa sulle Primarie da 1 miliardo di dollari

Negli USA arrestati 700 cittadini che chiedono democrazia. Disobbedienza civile di massa sulle Primarie da 1 miliardo di dollari

700 arresti in tre giorni. Ed è solo l’inizio, tanto che a Washington la polizia comincia a essere preoccupata: a questi ritmi, non basteranno le celle per fronteggiare la più vasta azione di disobbedienza civile del secolo. E anche in quel Congresso degli Stati Uniti davanti alle cui scale a centinaia si siedono per farsi arrestare, questo blitz nel bel mezzo delle Primarie non fa stare sereni.

Ma cosa chiedono questi ultras della democrazia? Semplice: che sia garantito il diritto di voto e che finisca la corruzione che i grandi finanziamenti portano in politica. Vogliono quattro riforme: che siano limitate le donazioni elettorali ed escluse le corporations; che siano rimossi gli ostacoli all’uguaglianza dei cittadini presenti nella legge elettorale.

È un tema molto sentito dagli statunitensi: secondo gli ultimi sondaggi l’80% ritiene che il denaro influenzi le decisioni del Congresso e che sia urgente modificare il sistema di finanziamento della politica. Per le presidenziali USA del 2016 saranno spesi oltre 6 miliardi di dollari, gran parte dei quali provenienti da poche centinaia di miliardari o corporations.  Già oggi, per le Primarie, oltre il 50% dei fondi raccolti proviene da solo 400 famiglie, tra cui 62 persone che hanno versato più di un 1 milione di dollari. Hyllary Clinton ha raccolto 224 milioni di dollari, di cui 21 milioni dal mondo finanziario; Ted Cruz 132 milioni, di cui 17 dal settore immobiliare e 12 dalla finanza. Mentre Bernie Sanders ha raccolto 139 milioni, quasi tutti da piccole donazioni, Donald Trump rende tutto più facile: il 70% della campagna se la paga di tasca sua, al grido “non credete agli altri candidati, sono stati tutti al mio libro paga e mi chiamavano prima di votare le leggi, io mi pago da solo perché sono miliardario”.

Su quest’urgenza la scorsa estate si candidò alle Primarie Democratiche il professor Lawrence Lessig, arrivando ad affermare che “gli Stati Uniti non sono più una democrazia rappresentativa perché il sistema di finanziamento delle elezioni permette a poche centinaia di persone ricche di decidere chi gli elettori potranno votare.” L’ostracismo dell’establishment lo costrinse presto al ritiro, ma dalle ceneri di quella avventura è nata “Democracy Spring”, la campagna che dal 1 aprile ha fatto marciare migliaia di attivisti da Philadelphia fino a Washington, dove da tre giorni è in corso una disobbedienza civile di massa. Dopo un training sulla nonviolenza tenuto all’interno di due chiese, in centinaia tra donne e uomini dalle provenienze più disparate, ogni giorno si siedono sugli scalini di Capitol Hill e vengono arrestati. Uno dopo l’altro, finché i bus della polizia non si riempiono.

Da mesi, oltre 140 movimenti per la democrazia si sono dati appuntamento e alla fine ce l’hanno fatta.  Iniziano ad imporre il loro tema all’agenda della politica e per farlo usano gli arresti per passare sui media e chiedere conto al Congresso degli Stati Uniti. Quegli stessi media delle grandi corporations che i primi due giorni tenevano la notizia sottotraccia: CNN ha censurato completamente, MSNBC ha menzionato la protesta per 12 secondi e Fox News per 17 secondi. Nulla di sorprendente, visto che le media-company sono tra le più attive finanziatrici delle politica e al tempo stesso sulle loro televisioni vengono spesi circa 1,4 miliardi di dollari di spot elettorali all’anno.

Ma gli arresti crescono, se ne prevedono 3.500 entro il 18 aprile. E la notizia gira sui media di tutto il mondo. Questo è ciò che significa la forza di alcune migliaia di cittadini che credono nella democrazia e nella nonviolenza, di personaggi come Lessig e Aaron Swartz che hanno speso anni -e la vita- per un obiettivo di miglioramento.

Non possiamo che fare il tifo per loro, perché nessuna grande riforma -sul clima, sull’uso delle armi, sulla politica estera- sarà mai possibile senza prima aver restituito forza alla democrazia e aver reso tutti i cittadini politicamente uguali. Vale per gli Usa, ma vale soprattutto per l’Italia. Ad esempio, l’esempio più attuale, sui Referendum.

 

 

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© Mario Staderini by [zu']

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