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Il nuovo Senato non garantisce l’uguaglianza tra i cittadini. Ecco perche’

Il nuovo Senato non garantisce l’uguaglianza tra i cittadini. Ecco perche’

In democrazia vige il principio dell’eguaglianza del voto, ovvero che il voto reso da ciascun cittadino ha lo stesso “peso” rispetto all’elezione dei parlamentari.
Una persona, un voto, dunque, come riconosce l’articolo 48 della Costituzione: “il voto è personale ed eguale, libero e segreto.”
Il nuovo Senato previsto dalla Riforma Renzi-Boschi, invece, realizza una forte disuguaglianza nella rappresentanza delle regioni e, quindi, dei cittadini.
Con questa applicazione, insieme al matematico Giuseppe Di Bella e all’informatico Francesco Ottaviano, dimostriamo quanto è iniquo il nuovo sistema, chi ci guadagna e ci perde. Per farlo, abbiamo rapportato il numero di senatori attribuiti a ciascuna regione con il numero degli elettori, e poi li abbiamo confrontati.

CHI CI GUADAGNA
Le regioni che risultano fortemente sovrarappresentate nel nuovo Senato -e i cui cittadini quindi varranno più di quelli delle altre regioni- sono la Valle D’Aosta, il Trentino Alto Adige (diviso tra Trento e Bolzano), la Basilicata, il Molise. Pur rappresentando il 3,4% degli elettori, eleggeranno il 10,5% dei senatori.
Anche l’Umbria risulta sovrarappresentata, anche se in misura meno eclatante.
Come potrete vedere dall’applicazione, il voto di un cittadino della Valle D’Aosta varrà come quello di 10 cittadini del Piemonte (e di Lombardia, Veneto, Friuli, Campania, Calabria) o di 11 cittadini del Lazio ( e di Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Sicilia, Marche)
Il voto di un cittadino del Molise varrà come quello di 4/5 cittadini di tutte le altre regioni ad eccezione delle altre privilegiate Valle D’Aosta, Basilicata, Trentino e Umbria.
Il voto di un cittadino del Trentino Alto Adige varrà come quello di 3 cittadini di,Lombardia, Veneto, Calabria, Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Sicilia, Marche) e di 2 cittadini delle altre regioni.
Il voto di un cittadino della Basilicata varrà come quello di 2 cittadini delle altre regioni.
Anche il voto di un cittadino dell’Umbriavarrà più di quello dei cittadini di tutte le altre regioni, il doppio per Marche, Sicilia, Lazio, Toscana, Sicilia, Puglia, Emilia Romagna.

CHI CI PERDE
La Regione che ci perde più, quindi che sarà sempre sottorappresentata, è la Liguria: il voto dei liguri sarà meno pesante di quello dei cittadini di tutte le altre regioni italiane! Con punte imbarazzanti nei confronti della Valle D’Aosta (serviranno 12,5 liguri per pesare come un voto di un valdaostano), del Molise (ne servono 5), del Trentino e della Basilica (2).
Per il resto, tutte le altre regioni perdono nei confronti di quelle privilegiate dalla riforma, con più evidenza quelle più grandi.

IL SISTEMA ATTUALE È PIÙ EQUO
Nell’attuale sistema di ripartizione dei senatori tra le regioni, ci sono alcune differenze minime di rappresentanza, ma sempre nell’ordine di pochi decimali. Ad esempio, la Valle D’Aosta anche prima era leggermente sovra rappresentata, ma nell’ordine da 1 a 1,6 cittadini delle altre regioni, mentre oggi dilaga. Con l’attuale Senato, il voto di un cittadino del Trentino vale 1,34 voti di un ligure, mentre con il nuovo Senato varrà 3,15. Stesso discorso per il Molise, dove il voto di un cittadino  oggi vale 1,25 liguri e con il Si varrà 4,8, oppure vale 1,26 piemontesi e con il nuovo Senato varrà 3,77.

DIFFERENZA NELLA RIPARTIZIONE DEI SEGGI TRA VECCHIO E NUOVO SENATO
Oggi la Costituzione prevede che i 315 senatori siano eletti direttamente dai cittadini e i seggi assegnati su base regionale. La ripartizione dei seggi tra le regioni (indipendente dalla legge elettorale applicata) è proporzionale alla popolazione. Per evitare che regioni piccole non fossero rappresentate, la Costituzione ha previsto dei correttivi: la Valle D’Aosta ha un senatore, il Molise 2, e tutte le altre regioni almeno 7. Il risultato, è che il rapporto tra popolazione di una regione e senatori che elegge è molto equo. Basilicata, Molise, Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta, con 3.4% degli elettori eleggono oggi circa il 5% del Senato, mentre con la nuova Costituzione ne eleggeranno il 10%
Il sistema di ripartizione dei senatori tra le regioni previsto dalla Riforma Renzi fa si che, su 95 senatori eletti dai consigli regionali sulla base dei voti espressi dai cittadini, dieci regioni esprimano 2 senatori indipendentemente dalla popolazione(Valled’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata, la provincia di Trento, la provincia di Bolzano); i restanti senatori sono ripartiti in base alla popolazione ( alla Lombardia 14, alla Campania 9, al Lazio 8, al Piemonte, Veneto e Sicilia 7, ad Emilia Romagna e Puglia 6, alla Toscana 5, a Calabria e Sardegna 3).  In realtà, sarebbe bastato attribuire un solo senatore anziché due alle regioni sovrarapresentate per essere più equi.

PERCHÈ NON È PARAGONABILE AL SENATO USA O AL BUNDESRAT TEDESCO
Alcuni amici mi hanno detto che l’iniquità tra senatori eletti e popolazione di una regione è qualcosa che esiste in Germania, con il Bundesrat (la camera dove sono rappresentati i Laender), e negli USA, con il Senato.
In entrambi i casi il paragone non “c’azzecca”: innanzitutto perché sia in Germania che negli USA siamo davanti ad uno Stato federale,  mentre in Italia non è affatto così, anzi, con la Riforma le regioni perdono ulteriori poteri senza ancora aver raggiunto livelli federali.
Quanto al Bundesrat, in quel caso il senatore rappresenta il governo del Laender, e ha vincolo di mandato, che gli impone di votare secondo la posizione espressa dall’istituzione regionale. In Italia invece non è ne sarà così, considerato che il senatore eletto dal consiglio regionale sarà poi libero di votare come vuole né dovrà fare riferimento all’ente di appartenza.
Quanto al Senato USA, qui il sistema prevede che ciascuno Stato esprima sempre e comunque 2 senatori: quindi solo 2 senatori per tutti, dalla California all’Ohio, dal Wisconsin alla Floria, dall’Alaska al South Carolina. In questo caso, la parità, l’uguaglianza, è tra Stati anziché tra cittadini, proprio perché si tratta di una federazione di Stati. E gli eletti vengono comunque votati dai cittadini con il sistema del collegio uninominale maggioritario.
È evidente, dunque, che il paragone non regga, visto che in Italia il nuovo senato non riconosce o stesso numero di senatori -come negli USA- alle regioni, ne tantomeno questi vengono eletti dai cittadini

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