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Intervento alla Direzione di Radicali Italiani del 3 marzo 2016

Intervento alla Direzione di Radicali Italiani del 3 marzo 2016

Sommario: elezioni amministrative 2016; referendum trivelle; referendum costituzionale per parti separate e parziali; referendum act; ricorsi all’Onu

Intervengo sulla questione di cui mi sto occupando maggiormente, cioè dei referendum ma anche sulla questione posta dal segretario e del tesoriere rispetto alle elezioni. Allora condivido anch’io che in alcune città abbiamo fatto un lavoro in questi anni che sicuramente ci dà degli strumenti per proposte di governo. Nella mozione dell’ultimo Comitato abbiamo omesso di scrivere una sola cosa, molto importante e cioè che, se non ci fosse il “regime”, a Milano e Roma i migliori candidati a sindaco, non per i radicali ma per tutti i cittadini, sarebbero Cappato e Magi. Su Milano credo che Cappato abbia uno strumento forte e unico rispetto al resto e cioè i referendum propositivi vincolanti, cosa che ha fatto notare bene Guido Viale sul Manifesto nel dire che l’ unica vero fallimento di Pisapia è stata la mancata attuazione dei referendum di Milano Sì Muove. Questa volta a Milano ci si presenta con dei referendum propositivi vincolanti che credo in fase di lancio e questo è un elemento secondo me molto importante in vista delle elezioni di Milano e il senso che gli possono dare i radicali. Poi sulla partecipazione o meno alla competizione elettorale sentiamo Marco Cappato.

Su Roma la situazione è leggermente diversa. Io sono sempre legato a una convinzione, ovvero che senza un pronunciamento referendario sui nodi cruciali della città nessun sindaco sarà mai in grado di portare avanti le riforme. Il fatto che a Roma i referendum siano consultivi anziché propositivi, per cui avrebbero meno forza, non è molto fondato perché essendo Roma la Capitale, i referendum cittadini avrebbero un eco nazionale e politicamente tale che sarebbe difficile contraddirne l’esito. Ripartendo da quanto detto da Riccardo Magi, rispetto alle elezioni di Roma ci sono, per me, 4 punti fermi.

Il primo è che il centro sinistra ed il centro destra a Roma escano sconfitti da queste elezioni, perché a Roma da anni va avanti un’associazione criminogena che unisce questi due fronti. Levare a queste due fazioni qualunque strumento di potere a Roma è la precondizione per una ripartenza della città.

Il secondo punto fermo è il Referendum sulle Olimpiadi, anche per una questione di metodo e quindi con una prospettiva non solo romana, una visione complessiva che vede la democrazia diretta come strumento ordinario di completamento della democrazia rappresentativa. Io credo sarebbe stato importante proporre altri quesiti su altre questioni della città, ma lascio ai compagni romani la valutazione.

Il terzo punto fermo è che se non ci sarà un candidato radicale, il mio voto a sindaco andrà al Movimento 5 Stelle per le ragioni di cui al punto primo.

Il quarto punto fermo, lo ripeto, è che se non ci fosse il “regime”, il miglior candidato sindaco di Roma è Riccardo Magi. Nell’ultimo Comitato quando ho detto questa frase, Pannella mi ha interrotto dicendo “E perché non ci si può provare?”. Quindi una lista radicale in appoggio di Giachetti andrebbe contro uno dei punti fermi che ho espresso in precedenza: il PD a Roma non deve più mettere le mani su nulla! Certo, se Giachetti di fronte a due punti programmatici importanti ti rispondesse di sì… ma che lui ti dica che la Metro C è fallita o che la nuvola di Fuksas  porterà ulteriori spese e che ha portato al fallimento Eur SPA, credo sia davvero difficile. Anzi ad esempio proprio sulla nuvola di Fuksas, visti i soldi persi dalle solite aziende dovranno fare altre marchette per farli recuperare. Il discorso di interlocuzione con Renzi di Gianfranco Spadaccia lo comprendo, però non credo che Giachetti rappresenti un buon viatico per l’interlocuzione. Pannella ci ha insegnato, interlocuzione con tutti sempre, ma Pannella l’avrebbe fatta l’interlocuzione per le condizioni di illegalità dello stato italiano. E Giachetti e Renzi rappresentano in ogni caso questo stato italiano fuori legge, sono il VicePresidente della Camera ed il Presidente del Consiglio, fare l’interlocuzione su quattro cose tematiche mi pare debole come strategia, il fatto poi che Giachetti non dica nulla come punti, come idee come programma è incredibile!!

L’interlocuzione con Renzi allora la puoi fare su altre questioni, io vedo il tema referendario come argomento di confronto col Premier. Sia sul referendum costituzionale che sul Referendum Act.

A mio avviso anche a Napoli credo si debba tenere in mente il documento che è uscito dal Convegno a Napoli, dove il lavoro di Mazzotta ma anche di Alterio meritano una valorizzazione particolare.

Ora vado a parlare della questione Referendum: 4 aspetti, che sviluppano quanto …….

Primo aspetto, Referendum sulle Trivelle. Stiamo parlando di qualcosa che va contro tutte le regole, le norme ed i codici sugli istituti referendari, siamo al massimo dell’antidemocraticità. L’operazione più antidemocratica ed antireferendaria degli ultimi 40 anni, con il silenzio vergognoso di Mattarella! Quindi intanto dobbiamo capire se è attivabile un ricorso per impugnare la fissazione di quella data. Nel merito, non so che idee avete voi, ma alla luce della nostra posizione sui combustibili fossili dovremmo costituire subito il comitato per il Sì così da avere almeno quei pochi e ridicoli spazi informativi.

Secondo aspetto: Referendum costituzionale. Dopo l’incontro alla Sapienza, con il prof Fulco Lanchester ed altri ci siamo messi a scrivere (oltre al referendum per parti separate) dei referendum parziali. Sono possibili dunque due referendum parziali sia dal punto di vista tecnico che politico, il primo riguarda l’articolo della riforma Boschi che modifica l’art.75 introducendo da una parte il referendum propositivo e di indirizzo ma lo inserisce nell’ambito dell’iniziativa legislativa e rinvia ad una successiva legge costituzionale. Mentre sul referendum abrogativo, su cui per altro Ainis nel 2014 aveva fatto un articolo “La morte silenziosa del referendum abrogativo”, la riforma anziché intervenire sui problemi che lo hanno ostacolato in questi anni cioè la raccolta firme, il quorum, l’informazione, il ruolo dei comitati promotori o il ruolo della Corte Costituzionale, si abbatte il quorum se si raccolgono 800mila firme. Allora qui si tratterebbe di fare un referendum parziale secco solo su questo con una chiara dichiarazione, se prima del referendum ci sarà la modifica della procedura che ostacolano la raccolta allora si trasformerà in cosa leggermente positiva ma che non va a toccare nodi di fondo. Se invece non fanno neanche quello è chiaro che il mio voto politico è per il NO a questo anche per non confermare questa riforma dell’istituto referendario abrogativo da parte della riforma Boschi. Infatti sappiamo benissimo che tanto dovendo fare una legge costituzionale per regolare il referendum propositivo, per ora meglio tenersi così com’è il referendum abrogativo. Non saremo certo noi ad approvare un nuovo referendum abrogativo per regalare questo strumento esclusivamente ai grandi partiti e sindacati, che saranno gli unici a utilizzare gli abrogativi veri, cioè con il quorum ridotto. Quindi questa secondo me è la strada politicamente da percorrere.

C’è poi un secondo referendum parziale possibile. Referendum parziale significa che se io presento un referendum solo su un pezzo della riforma e qualcuno lo presenta sulla riforma intera, si voterà sul mio pezzo da solo e su tutto il resto tranne il mio pezzo. Il secondo referendum possibile è quindi quello che riguarda l’elezione e composizione del Senato: è possibile fare un referendum che colpisce chirurgicamente tutte le norme che riguardano esclusivamente il fatto che il Senato sarà nominato attraverso l’ elezione di secondo grado dai consiglieri regionali e dei sindaci. Colpendo solo questa norma si avrebbe come effetto quello di conservare la fine del bicameralismo e tutte le procedure che il Governo Renzi vuole attuare ma farà sì che il Senato rimarrà si Camera delle Regioni ma conservando l’ articolo 57 della Costituzione, cioè il sistema elettorale su base regionale con i senatori che saranno sempre 315  eletti direttamente dal popolo. La mia scelta politica sarebbe quella di togliere l’indennità per i senatori conservando ovviamente i rimborsi spese. Su questo secondo referendum parziale potremmo trovare adesioni in Senato, ma noi possiamo raccogliere le firme indipendentemente dalle convenienze personali dei senatori. Politicamente questo depotenzierebbe molto l’attuale fronte del NO che al plebiscito per Renzi risponde NO, stando quindi al gioco plebiscitario, perché l’81% degli italiani non sono favorevoli a questa riforma del Senato.

Terzo punto:  La legge ordinaria del 1970 sul referendum cioè il nostro Referendum Act, qui ci uniremo con il professor Pace,  del Comitato del No nella battaglia per modificare la legge del 1970 su due aspetti. Loro faranno il referendum basata sul NO. Per noi invece gli aspetti sono l’informazione, cioè come sarà disciplinata l’informazione di tutti i referendum, e  la battaglia sulla raccolta firme perché pure i professori  devono vedere se ce la fanno a raccogliere le firme, perché li aiuta solo il Movimento 5 Stelle come autenticatori.  lo dico allora: noi prepariamo una bella proposta di legge dove ci sono tutti gli emendamenti già pronti per quanto riguarda la procedura di raccolta firme e aggiungiamo un paio di articoli che riguardano la disciplina dell’informazione; questa proposta di legge viene depositata con prima a firma della nostra iscritta radicale, la deputata Mara Mucci, e viene proposta al Comitato del NO del Prof.re Pace e gli altri in modo che anche loro con i loro 200 parlamentari che hanno si impegnino per farlo prima, in corsa, considerando che come per il referendum Trivelle uscirà comunque fuori la questione dell’informazione, ad esempio di  parlerà per rappresentare il fronte del Sì e del no.

Possiamo utilizzare questi appuntamenti referendari anche per il resto del Referendum Act, cioè far saltare il limite dei tre mesi che è scritto nella legge del 1970  e che è fuori da ogni standard internazionale ( in Svizzera hanno 18 mesi per 100mila firme e le date in cui si tengono i referendum sono tre giorni fissi ogni anno).

Quarto punto: I ricorsi all’ONU, per farli dobbiamo semplicemente fare qualcosa. Cioè dobbiamo raccogliere materiale per farli questi ricorsi, la legge sulla Droga ci servirà a questo. Possiamo anche raccogliere materiale con il referendum parziale e poi ovviamente altra buona occasione è quella dei referendum locali, a Roma e Milano dovete raccogliere documenti per denunciare all’Onu l’Italia.

Su questo ho finito, aggiungo solo un’altra cosa già citata da Filomena. Emma a La7 ha parlato di una stagione per i diritti civili, allora noi abbiamo incardinato l’Eutanasia partiremo sulla droga, poi c’è la questione della maternità surrogata. Allora tutto si concentra in tre mesi, e siamo pochi, forse i compagni non percepiscono la tensione del momento, ma noi dobbiamo dare seguito a quanto stabilito a Chianciano, cioè dare di nuovo forza al movimento radicale e conquistare nuovi spazi politici fra i delusi del 5 Stelle di Renzi e del 50% che non vota. Allora sarebbe meglio essere presenti a queste elezioni amministrative non solo a Roma e Milano, ma anche a Napoli per esempio, però le elezioni in queste due città  non c’è dubbio che saranno l’evento politico, quindi se ci presentiamo solo a Roma e Milano conterà ance il risultato che si farà.

 

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© Mario Staderini by [zu']

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